Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace (Sant’Agostino). Ringrazio il Signore che non ci abbandona mai, nemmeno nel tempo della prova. Anzi, proprio nella prova ho ricevuto le grazie più grandi nella mia vita e nella mia famiglia. Ma nella prova si fa fatica a stare e così ho iniziato a fuggire da Dio; ho provato a cercare la felicità nel mondo e non trovandola gridavo a Dio a modo mio. Tanti giovani oggi gridano a Dio e lo fanno in diversi modi: c’è chi si colora i capelli di verde, chi si nasconde da tutti, chi si ubriaca, chi si droga e così via; San Paolo dice che la morale senza la fede non serve a nulla, anzi, tante volte ferisce e fa anche peggio. Noi dobbiamo discernere questi modi di gridare e tradurli in preghiera con la nostra vita e vicinanza. Io ringrazio Dio perché nel momento di difficoltà non sono stato giudicato dai miei fratelli consacrati ma sono stato accompagnato con tanta preghiera e amore fino al mio passaggio dal buio alla luce. Dio ha voluto far coincidere la mia pasqua con la Pasqua liturgica del 2018. E subito dopo, proprio nell’Ottava di Pasqua, durante la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, non solo ho ricevuto il perdono di tutti i miei peccati, ma il Signore mi ha rivestito del suo Abito Regale, donandomi il Suo Spirito e facendomi vivere in pienezza la mia Consacrazione. E’ proprio vivendo questa pienezza che i Carismi ricevuti fin dalla tenera età, nel giorno del mio Battesimo, hanno preso una forma, un colore nuovo acceso dal fuoco dello Spirito Santo. Per esperienza personale consiglio di celebrare il sacramento della riconciliazione con il padre spirituale. Mi viene in mente questa storiella: Tante volte noi ci concentriamo sui doni e i carismi dei fratelli e non riusciamo a vedere i nostri. A volte addirittura cadiamo nell’invidia e nella gelosia e il carisma del fratello anziché servirci ed essere d’aiuto per la nostra santificazione rischia di diventare, per noi, una condanna. Guardiamo dentro di noi quanta bellezza che il Signore ha seminato e facciamo sbocciare questi santi “fiori”, perché il carisma per essere infuocato deve essere vissuto. Dobbiamo gridare a Dio e chiedere di mandarci lo Spirito Santo. Gesù stesso grida sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. E subito dopo il buon ladrone grida a Gesù: “Ricordati di me quando sarai nel Paradiso”. Mi colpisce che nell’ora della morte di Gesù, nell’ora della Salvezza dell’umanità intera, gli uomini gridano. Gesù, vero Dio e vero uomo, grida a Dio Padre, l’uomo condannato dal mondo per i propri errori grida a Gesù: “Salvami!”. Il nostro grido è autentico quando siamo umili, quando riusciamo a fare silenzio davanti a Dio. E’ proprio in questo silenzio che lo Spirito Santo viene in nostro aiuto e grida dentro di noi: “Abba, Padre!”. La Chiesa ci mostra 4 modi di fare silenzio, i quali li troviamo nella Santa Messa. Pascal diceva che “l’uomo è infinitamente distante tra il nulla e il Tutto”; è proprio in questa incolmabile differenza tra Dio e l’uomo che siamo guardati, raggiunti dallo Spirito e riempiti del Suo Amore. Andrea |